Senecio hercynicus

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Senecione ercinicus
Senecio_hercynicus
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Senecioneae
Sottotribù Senecioninae
Genere Senecio
Specie S. hercynicus
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Senecioneae
Genere Senecio
Specie S. hercynicus
Nomenclatura binomiale
Senecio hercynicus
Herborg, 1987

Il Senecione ercinicus (nome scientifico Senecio hercynicus Herborg, 1987) è una specie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae (sottofamiglia Asteroideae).[1][2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico (Senecio) deriva dal latino senex che significa “vecchio uomo” e fa riferimento al ciuffo di peli bianchi (pappo) che sormonta gli acheni, che ricorda la chioma di un vecchio.[3] L'epiteto specifico (hercynicus) deriva dalla Foresta Ercinia (latino: Hercynia Silva).[4]

Il nome scientifico della specie è stato definito dal botanico J. Herborg nella pubblicazione " Variabilität u. Sippenabgrenz. Senecio nemorensis-Gruppe europ. Teil. (Diss. Bot. 107) 160" del 1987.[5]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il portamento
Le foglie
Infiorescenza
I fiori

Habitus. L'altezza di queste piante varia da 4 a 14 dm. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve, dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Queste piante possiedono al loro interno delle sostanze chimiche quali i lattoni sesquiterpenici e gli alcaloidi pirrolizidinici.[6][7][8][9][10][4]

Radici. Le radici in genere sono secondarie da rizoma e possono essere fibrose.

Fusto.

  • Parte ipogea: la parte sotterranea è un rizoma.
  • Parte epigea: la parte aerea del fusto è erbacea, eretta, striata e ramificata nella parte superiore. La parte basale del fusto può essere arrossata e glabra (mentre può essere pubescente in alto). La colorazione è glaucescente.

Foglie. Le foglie lungo il caule sono disposte in modo alterno con lamina a forma lanceolata da 3 a 5 volte più lunga che larga, con base acuminata e con bordi dentati e a sezione trasversale lievemente carenata. La consistenza della foglie è tenue; il colore è verde (più chiaro di sotto) e sono più o meno pubescenti (specialmente le superiori).

Infiorescenza. Le sinflorescenze sono composte da più capolini organizzati in formazioni corimbose ampie. Le infiorescenze vere e proprie sono formate da un capolino terminale peduncolato di tipo radiato. Alla base dell'involucro (la struttura principale del capolino) può essere presente un calice formato da 2 - 3 brattee fogliacee. I capolini sono formati da un involucro, con forme cilindriche, composto da diverse brattee, al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori di due tipi: quelli esterni del raggio e quelli più interni del disco. Le brattee, tutte uguali, sono disposte in modo embricato su una sola serie e possono essere connate alla base. Il ricettacolo è nudo (senza pagliette a protezione della base dei fiori); la forma è piatta e spesso è denticolato. Diametro del capolino: da 20 a 30 mm.

Fiori. I fiori (quelli ligulati sono da 5 a 7) sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati e zigomorfi) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi e actinomorfi) sono bisessuali.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[11]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: nella parte inferiore i petali della corolla sono saldati insieme e formano un tubo. In particolare le corolle dei fiori del disco centrale (tubulosi) terminano con delle fauci dilatate a raggiera con cinque lobi. Nella corolla dei fiori periferici (ligulati) il tubo si trasforma in un prolungamento nastriforme (la ligula è 8 - 9 volte più lunga che larga), terminante più o meno con cinque dentelli (la parte terminale è ripiegata a doccia). Il colore delle corolle di norma è giallo chiaro.
  • Androceo: gli stami sono 5 con dei filamenti liberi. La parte basale del collare dei filamenti può essere dilatata. Le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo. Le antere normalmente sono senza coda ("ecaudate"). La struttura delle antere è di tipo tetrasporangiato, raramente sono bisporangiate. Il tessuto endoteciale è radiale o polarizzato. Il polline è tricolporato (tipo "helianthoid").[12]
  • Gineceo: lo stilo è biforcato con due stigmi nella parte apicale. Le branche stilari sono sub-cilindriche, troncate e con un ciuffo di peli alla sommità. Le ramificazione (dello stilo) consistono in due linee stigmatiche marginali (i recettori del polline) separate. L'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli.
  • Antesi: da luglio a settembre.

Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. La forma degli acheni è più o meno affusolata. La superficie è percorsa da alcune coste longitudinali con ispessimenti marginali, e può essere glabra o talvolta pubescente. Non sempre il carpoforo è distinguibile. Il pappo, persistente o caduco, è formato da numerose setole snelle e bianche (lisce o barbate) tutte della stessa lunghezza; le setole possono inoltre essere connate alla base.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta. Inoltre per merito del pappo il vento può trasportare i semi anche a distanza di alcuni chilometri (disseminazione anemocora).

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[13] – Distribuzione alpina[14])

Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Orofita - Europeo.

Distribuzione: in Italia questa pianta è molto rara e si trova nelle regioni centrali del nord e in Carnia (Cabia di Arta Terme). All'estero (nelle Alpi) si trova in Svizzera (cantoni Berna, Ticino e Grigioni) e in Austria. Sugli altri rilievi europei è presente nella Foresta Nera, Vosgi, Massiccio del Giura, Alpi Dinariche, Monti Balcani e Carpazi.

Habitat: l'habitat tipico del Senecio hercynicus sono le schiarite e le strade forestali, le zone incendiate, i margini erbacei dei boschi, le peccete, i lariceti, le abetine, le faggete e i betuleti. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere umido.

Distribuzione altitudinale: sui rilievi alpini, in Italia, queste piante si possono trovare a quote comprese tra 800 e 2.000 m s.l.m.; queste piante frequentano i seguenti piani vegetazionali: subalpino e montano.

Fitosociologia: areale alpino[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale:[14]

Formazione: delle comunità delle macro- e megaforbie terrestri
Classe: Mulgedio-Aconitetea
Ordine: Calamagrostietalia villosae

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[15], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[16] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[17]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][9][10]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Senecioninae della tribù Senecioneae (una delle 21 tribù della sottofamiglia Asteroideae). La struttura della sottotribù è molto complessa e articolata (è la più numerosa della tribù con oltre 1.200 specie distribuite su un centinaio di generi) e al suo interno sono raccolti molti sottogruppi caratteristici le cui analisi sono ancora da completare. Il genere di questa voce è il principale della sottotribù con quasi 1500 specie. Nell'ambito della filogenesi delle Senecioninae Senecio è polifiletico e molti sue specie sono attualmente "sparse" tra gli oltre 100 generi della sotttoribù. Senecio s.str. è posizionato più o meno alla base della sottotribù (è uno dei primi generi che si sono separati).[10]

La specie di questa voce fa parte dell'"Aggregato di Senecio nemorensis". Questo gruppo è caratterizzato da cicli biologici perenni, da superfici con brevi ghiandole (subsessili), da radici fascicolate e stolonifere, da sinflorescenze con numerosi capolini e con calice basale dell'involucro (quello esterno) decisamente differenziato da quello interno (le brattee basali sono divergenti o patenti). Composizione dell'aggregato: Senecio nemorensis, Senecio hercynicus, Senecio ovatus e Senecio cacaliaster.

La specie Senecio hercynicus è individuata dai seguenti caratteri specifici:[4]

  • le foglie medie e superiori sono simili;
  • le foglie sono 3 - 5 volte più lunghe che larghe;
  • l'involucro è dotato di 2 - 3 brattee supplementari esterne;
  • i fiori ligulati sono 4 - 8 per capolino.

Il numero cromosomico della specie è 2n = 40.[18]

Variabilità[modifica | modifica wikitesto]

Per questa specie sono riconosciute 5 entità infraspecifiche:[2]

  • Senecio hercynicus subsp. dacicus (Hodálová & Marhold) Greuter, 2003 - Distribuzione: Romania
  • Senecio hercynicus subsp. dalmaticus (Griseb.) Greuter, 2003 - Distribuzione: Penisola Balcanica
  • Senecio hercynicus subsp. durmitorensis Herborg, 1987 - Distribuzione: ex Jugoslavia
  • Senecio hercynicus subsp. hercynicus (è la stirpe principale presente in Italia)
  • Senecio hercynicus subsp. ucranicus (Hodálová) Greuter, 2003 - Distribuzione: Europa orientale.

Sono inoltre riconosciuti i seguenti ibridi:[4]

  • Senecio ×austriacus Herborg (1987) - Ibrido con Senecio cacaliaster Guss. ex DC.
  • Senecio ×decipiens Herborg (1987) - Ibrido con Senecio ovatus MacMill.
  • Senecio ×herborgii C. Jeffrey (1992) - Ibrido con Senecio ovatus

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

La caratteristica più evidente della specie di questa voce è la scarsità dei ligulati del capolino. Altre specie di Senecio si presentano con questa caratteristica più o meno marcata come il Senecio sylvaticus (si differenzia per le foglie ridotte ad una lamina di 3 – 4 mm attorno alla nervatura centrale) o il Senecio vulgaris (anche questa specie si presenta con foglie fortemente lobate e strette). Le differenze morfologiche sono invece meno marcate tra le specie appartenenti all'"Aggregato di Senecio nemorensis":

  • Senecio nemorensis subsp. jacquinianus: le foglie sono circa 3 volte più lunghe che larghe; i fiori ligulati sono da 4 a 8;
  • Senecio ovatus: le foglie sono circa 5 volte più lunghe che larghe; i fiori ligulati sono da 4 a 8;
  • Senecio cacaliaster: le foglie sono circa 5 volte più lunghe che larghe; i fiori ligulati sono da 0 a 3.

Le foglie del Senecio hercynicus sono da 3 a 5 volte più lunghe che larghe con una media di 5 - 7 fiori ligulati per capolino.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 19 dicembre 2022.
  3. ^ Motta 1960, Vol. 3 – pag 693.
  4. ^ a b c d Pignatti 2018, vol.3 pag. 920.
  5. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 19 dicembre 2022.
  6. ^ Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  7. ^ Strasburger 2007, pag. 860.
  8. ^ Judd 2007, pag.517.
  9. ^ a b Kadereit & Jeffrey 2007, p. 230.
  10. ^ a b c Funk & Susanna 2009, p. 503.
  11. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  12. ^ Strasburger 2007, Vol. 2 - p. 760.
  13. ^ Conti et al. 2005, pag. 164.
  14. ^ a b Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 538.
  15. ^ Judd 2007, pag. 520.
  16. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  17. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 aprile 2021.
  18. ^ Index synonymique de la flore de France, su www2.dijon.inra.fr. URL consultato il 9 settembre 2011.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Kadereit J.W. & Jeffrey C., The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VIII. Asterales., Berlin, Heidelberg, 2007.
  • V.A. Funk, A. Susanna, T.F. Steussy & R.J. Bayer, Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009.
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia., Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia., Bologna, Edagricole, 2018, ISBN 978-88-506-5244-0.
  • Alfonso Susanna et al., The classification of the Compositae: A tribute to Vicki Ann Funk (1947–2019, in Taxon, vol. 69, n. 4, 2020, pp. 807-814.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta., Milano, Federico Motta Editore., 1960.
  • D.Aeschimann, K.Lauber, D.M.Moser, J-P. Theurillat, Flora Alpina. Volume 2, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 534-550.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 163-164, ISBN 88-7621-458-5.

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